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La bellezza della sconfitta (La Nuova Sardegna, 15 febbraio 2021)

La bellezza della sconfitta (La Nuova Sardegna, 15 febbraio 2021)

Le cronache degli ultimi giorni raccontano di episodi spesso violenti da parte di minori che, attraverso la fenomenologia del branco, si spingono oltre il recinto sociale e attualmente  imputati di  atti gravissimi come la morte, a seguito delle violenze subite, di un clochard. Piccole bande di ragazzini che si divertono a dileggiare persone, distruggere cose, scorrazzare con apparente impunità intingendo terrore tra le persone fragili, tra i cosiddetti “diversi”. Il fenomeno ci pone davanti a diverse problematiche dibattute negli ultimi tempi e che ha le sue radici su una questione fondamentale: quella del rispetto. Ho particolarmente apprezzato la lettera aperta di Edoardo, un ragazzo che frequenta il liceo classico Manno di Alghero, (apparsa sulle pagine di questo giornale nello speciale “scuola è lavoro”) perché nella sua adorabile semplicità si rivolge ai genitori e li esorta ad educare i figli all’amore verso il prossimo, al rispetto delle diversità, all’impartire valori morali semplicemente provando a dare l’esempio. I figli, ci ricorda Edoardo, sono il risultato di ciò che soprattutto insegnano i genitori. Poi c’è la scuola, le amicizie, i gruppi ma il primo nucleo rimane comunque la famiglia. E la famiglia, a quanto pare, non gode di ottima salute. Più volte ci siamo trovati a dover stigmatizzare atteggiamenti di genitori che rasentavano la quintessenza della cafonaggine, della prevaricazione nei confronti del prossimo. Abbiamo assistito a genitori che si precipitavano a scuola perché il messaggio del proprio cucciolo parlava di ingiustizie varie subite dal professore aguzzino e la difesa del proprio figlio era serrata e incapace di oggettività. Quando poi ci si rendeva conto che il ragazzino a scuola non si applicava e che i voti erano l’ovvio risultato di una performance discutibile, allora ci si sfogava anche in maniera veemente contro il docente di turno.  Ci si nasconde dietro giustificazioni risibili a favore dei propri figli, si urla sui social tutte le maldicenze possibili e quei figli che vedono i genitori incredibilmente dalla loro parte si portano a casa la convinzione di essere nel giusto: copiare è lecito perché serve ad essere promossi, sfottere i propri compagni di scuola non è poi gravissimo, peggio per loro che non sono abbastanza svegli per affrontare la giungla quotidiana. Ecco dove le parole di Edoardo sono illuminanti: se i genitori non sono un esempio di coerenza e correttezza non si può pensare di sperare in giovani che potranno, una volta divenuti adulti, sfidare la vita quotidiana in maniera inclusiva ed empatica. Il pericolo incombente per le nuove generazioni è l’incapacità di saper affrontare le varie problematiche perché abituati, fin da bambini, a seguire modelli presentati come vincenti. Quei modelli che appaiono scintillanti, felici, sempre sorridenti, strafottenti quando basta, che non ammettono confronti. Vincono sempre, con qualsiasi mezzo. Questa cultura della vittoria non sopporta le fatiche e le rinunce per poter raggiungere l’obiettivo, non mette nel conto la possibilità della durezza di una sconfitta, il dolore per un infortunio, la percezione del limite e non prende in considerazione l’eventuale superiorità dell’avversario. Ritiene, invece, che chi è sfrontato, chi ottiene risultati “drogando” le prestazioni ha un posto sul podio a dispetto di tutti gli altri visti come perdenti, ultimi, diversi. Edoardo, invece, ricorda che è necessario il rispetto per le disuguaglianze (e per l’avversario) e si sofferma sulla vittima che ha sempre qualcosa di “diverso”: il colore della pelle, la religione, l’aspetto fisico. Quando dei ragazzi affrontano un uomo inerme e lo assalgono in gruppo, quando filmano quell’infame prodezza e la danno in pasto al social, dimostrano la loro terribile fragilità a non saper affrontare la vita, dimostrano di essere dei perdenti. Per fortuna che si sono molti Edoardo che imparano ad affrontare la quotidianità attraverso il confronto e (anche) la bellezza della sconfitta.