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Il silenzio degli adolescenti (La Nuova Sardegna, 29 aprile 2018)

Il silenzio degli adolescenti (La Nuova Sardegna, 29 aprile 2018)

Le parole che camminano nel pentagramma della vita dei nostri ragazzi rischiano di tagliarci fuori. Sono quasi sempre termini tecnici, inglesi, difficili da comprendere e ci sono anche nuovi neologismi entrati nella vita quotidiana: selfiare, whatsappare, twittare, hastag. Poi, ci sono altri termini che non si comprendono e almeno apparentemente non creano nessuna empatia negativa. Avete mai sentito parlare di blue whale e di hikikomori? Il primo si traduce in “balena blu” e può creare delle assonanze con l’associazione naturalista “greenpeace”, il secondo è un termine giapponese di difficile traduzione ma che letteralmente significa “stare in disparte”.
Ecco, questi termini sono pericolosissimi e dobbiamo prenderli, come adulti e genitori, dannatamente sul serio. I ragazzi hikikomori sono giovani che decidono, volontariamente, di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (anche per anni) rinchiudendosi nella propria camera da letto, senza nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno ma utilizzando quasi esclusivamente il computer e costruendosi, di fatto, un mondo esclusivamente virtuale.
Il termine nasce in Giappone perché è proprio tra i nipponici che il fenomeno è stato analizzato. Si parla di oltre 500.000 ragazzi che stanno “in disparte” ma i numeri sono decisamente più alti e rischiano di coinvolgere oltre un milione di adolescenti. Sono ragazzi spesso intelligenti, probabilmente introversi e ipocondriaci. Ma non solo: a scuola si possono verificare questi strani e immotivati distacchi dovuti probabilmente a forme di bullismo. Questi giovani non accettano le relazioni sociali e le vivono come vere e proprie oppressioni. Preferiscono raccogliersi in silenzio, davanti ad un computer. Preferiscono centellinare le parole, vivere dentro una bolla dove contano soltanto i propri pensieri.
Un infinito senza colori.
La balena blu voleva essere un gioco. E’ divenuto pura crudeltà.
Sono cinquanta regole che trascinano nell’abisso molti adolescenti, fino alla morte. La follia nasce in Russia dove finora ci sono state oltre 150 vittime della balena blu. E nasce nel web dove si comincia a rispondere ad alcune domande e si continua con le sfide: una al giorno, alucune semplici come doversi alzare molto presto la mattina, prima dell’alba, poi disegnare una balena blu ed inviarla al profilo web di un tutor (chiaramente anonimo) che detta le regole quotidiane ed impartisce gli ordini successivi: guardare video psichedelici, procurarsi dolore con dei graffi, sbattere la testa al muro, stare per due giorni interi davanti alla tv e vedere  video horror. Un crescendo di piccole e grandi cose sino a raggiungere l’ultimo miglio: salire in cima ad un  palazzo e buttarsi giù. Un suicidio quasi telecomandato. Sono stati d’animo, sfide che sono legate al passaggio dall’adolescenza all’adultità, sono cose che inizialmente si prendono sottogamba. Ma non si tratta di alzare l’asticella delle proprie possibilità: non è saltare una pozzanghera, camminare a piedi nudi sugli scogli, salire su un albero più veloce di tutti o, per penitenza, baciare la ragazzina del primo banco. Non è più questo e si sta parlando di un qualcosa che rischia di diventare patologico, che si incunea tra le strade appena arate di vite che devono ancora costruire il proprio futuro.
La cronaca quotidiana si occupa dei giovani quasi sempre in senso negativo: quando si ergono a bulli, quando minacciano gli adulti, quando si credono forti dentro il branco. Difficilmente ci occupiamo di chi vive all’interno della propria camera con le cuffiette perennemente dentro le orecchie, difficilmente ci preoccupiamo di questa fenomenologia che releghiamo agli ormoni o alla crescita. E nella maggior parte dei casi è questa la ragione. I giovani sono fragili, si innamorano, si scazzano, si annoiano. Ma se vi trovate davanti  ad un solitario “seriale”, ad un ragazzo che si raccoglie nell’infinito della sua stanza, utilizzate i modi giusti per avvicinarlo, prendetelo per mano e chiedetegli: in quale mondo stai camminando? La vita è qui, sulla terra, con gli altri ragazzi.

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