Menu
il gioco della morte. (La Nuova Sardegna, 18 gennaio 2024)

il gioco della morte. (La Nuova Sardegna, 18 gennaio 2024)

Andrea è un adolescente come tanti. Cuffiette a palla, pantaloni enormi, voglia di correre nel binario della vita. A volte è dolcissimo. Molte volte irritabile. Ne sa qualcosa Carlotta, il suo grande amore. Si lasciano, si appicciano, si urlano, si messaggiano. Tutto apparentemente normale. Da un po’ di tempo è svogliato, non è mai puntuale agli appuntamenti e quando è con Carlotta sembra essere da un’altra parte. E’ ossessionato da qualcosa che non riesce a dire a nessuno: ha una voglia irrefrenabile di scommettere. Non di vincere. Quello, per Andrea,  è solo un dettaglio. Così, quando rientra a casa si getta sul computer e comincia a navigare nei siti delle scommesse. Non vince. Chiede i soldi alla nonna, agli amici, anche a Carlotta. Dice che gli servono per acquistare delle scarpe che nessuno gli vedrà ai piedi, delle magliette, delle auricolari migliori. Rimane dentro quella strana patologia che nessuno vede, annusa, comprende. Andrea ha un disturbo che gli esperti lo sintentizzano  in GAP, gioco d’azzardo patologico. E’ una cosa seria, grave. Le sue bugie non aiutano chi gli sta vicino. E lui, Andrea, mentre scivola nella disperazione, rimane solo con i suoi pensieri persistenti ma ancorato ad una terribile e apparente lucidità: dovrà stare attento e pianificare bene la prossima giocata, vincere per continuare a scommettere, scommettere per continuare a sopravvivere. E tutto si allontana. 

Saveria ha una storia sbagliata dietro le spalle. Matrimonio evaporato, figli che non ascoltano, lavoro che non c’è. Il marito assente, le giornate diventano quasi tute uguali come le serie che guarda su Netflix. Poi entra dal tabaccaio per l’acquisto delle sigarette e un gratta e vinci. Non lo scarta, non controlla se ha vinto. Non adesso. Al supermercato a fare la spesa e due gratta e vinci. C’è anche il bar che oltre alle sigarette e il caffè propone i gratta e vinci. Sono cinque acquistati in meno di un’ora: venticinque euro. A volte vince un altro gratta e vinci, a volte due euro. Quasi sempre perde. Non farà mai la turista per tutta la vita. Dovrà ritentare domani, magari è la giornata adatta. Il suo rivenditore ha affisso un cartello: qui vinti 50.000 euro al gratta e vinci. Basteranno, dovranno bastare. Così Saveria, come Andrea e come tanti altri scivola nel baratro della ludopatia, del gioco d’azzardo, nella patologia. Diventano palombari in un mare sempre più scuro dove la loro muta diventa sempre più pesante a nessuno interessa  tirare la corda per farli riemergere in superficie. La ludopatia è la nuova piaga del nostro paese. Se ne parla da tempo e tutti hanno chiara la malattia. In Sardegna – non proprio una regione tra le più ricche d’Italia – si brucia in macchinette e giochi d’azzardo vari quasi un miliardo e mezzo di euro. I dati pubblicati dalla Nuova Sardegna sono allarmanti e tragici: la posta in gioco aumenta vertiginosamente e nei luoghi pubblici (bar, tabacchini, negozi, club) sono presenti 14.600 macchinette, una slot ogni 107 abitanti. Poi ci sono i gratta e vinci, il lotto, il super enalotto e ciò che non vediamo: il gioco on line legale e, soprattutto, illegale. Quello che sorprende è la presenza massiccia dello Stato che con spudoratezza incoraggia il gioco e stanzia dei fondi  – pochi – per risolvere i problemi della ludopatia. Molti dicono che la legalità è utile per andare contro al mercato clandestino. Non è così ovviamente, ma ci piace crederlo anche perché, un po’ come il classico bicchiere di vino, un gratta e vinci non fa mai male a nessuno. Troppi giovani si presentano ai centri Gap e in varie comunità e la loro dipendenza rischia di comprometterne il futuro. Basterebbe, per esempio, vietare le pubblicità a siti dove si scommette seppure si presentano come dispensatori di notizie sportive, basterebbe eliminare le slot dai bar. Non si fa. Manca il coraggio. Manca una vera pianificazione e tutto sembra scivolare sulla considerazione salvifica: un gratta e vinci aiuta la fantasia. Quel gioco è un ladro di vite.