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Il diritto al suolo è un dovere di civiltà (La Nuova Sardegna 20 giugno 2017)

Il diritto al suolo è un dovere di civiltà (La Nuova Sardegna 20 giugno 2017)

Il nostro è un paese che osserva le cose sempre con il cannocchiale dalla parte sbagliata ed è convinto che tutto sia lontanissimo. Ci sono situazioni che non dovrebbero creare tensioni, discussioni interminabili e per la verità inutili e ci sono momenti in cui ci si chiede perché si determinino prese di posizione anacronistiche, ampiamente superate dai fatti. Lo “ius soli” è letteralmente il “diritto del suolo” ma è, in maniera generale e compiuta, la possibilità di concedere ai figli degli immigrati nati o cresciuti nel nostro paese il diritto di essere italiani. Le cose semplici e quasi naturali sembrano non interessarci. Siamo e vogliamo rimanere un paese complicato, accartocciato nei crogiuoli inutili di parole e di puntualizzazioni. Appartengo ad una famiglia numerosa. Dei miei undici zii otto negli anni del dopoguerra sono emigrati in Europa. Si sono sposati e i loro figli sono nati in Germania, Olanda, Belgio, Francia. Questi cugini che ormai stento a riconoscere hanno il cognome sardo che finisce con la “u” ma non parlano italiano e a stento lo capiscono. I loro figli sono ormai diventati francesi, tedeschi, olandesi e hanno assorbito la cultura del luogo. Perché è naturale, perché è normale. Il nostro accento è legato al posto in cui cresciamo e ci riconosciamo proprio perché diventiamo parte di quella terra e di quella cultura. Sarebbe dunque assurdo e fuori del tempo continuare a negare un diritto così normale e semplice a persone che sono nate nel suolo di un paese solo perché i loro genitori sono stranieri. Dovremmo discuterne del concetto di “straniero” e dovremmo farlo seriamente guardando, per esempio,  le nostre spalle, i nostri avi e scoprendo che qualcuno è partito da una radice spagnola, qualcun altro da quella croata, austriaca, danese. In un mondo sempre più globalizzato guardarsi il proprio ombelico è segno di immaturità e di poca disponibilità all’apertura. Oggi, nel 2017, il concetto di Stato dovrebbe avere un significato diverso da quando si difendevano con le spade i confini. Perché allora tutta questa polemica intorno ad una legge che dovrebbe essere approvata all’unanimità? Perché abbiamo paura del confronto con gli altri, perché pensiamo di essere “unici” in un mondo dove, invece, a far muovere le cose è il concetto di “fare squadra”. Eppure davanti allo sport siamo disposti a cambiare atteggiamento. Le nostre squadre del cuore sono zeppe di stranieri che sposano ragazze italiane dalle cui unioni nascono dei figli. La rossa Ferrari è guidata da stranieri e nello staff tecnico ci sono ingegneri di diverse nazionalità. Ma anche nella moda le cose sono multinazionali: Armani, Versace, Valentino fanno squadra con designer e sarti di altre nazionalità.  In questa terra, dove abbiamo diritto di suolo, ci siamo nati e siamo sicuramente orgogliosi di viverci. In questa terra nascono anche altri bambini che un giorno diventeranno donne e uomini che parleranno italiano con il tipico e bellissimo accento sardo. Questi individui oltre l’accento ameranno la nostra cucina, tiferanno una squadra italiana, gioiranno della nostra moda. Ci vedete qualcosa di strano in tutto questo? Guardatevi i vostri cognomi e provate ad andare a ritroso nel tempo e scoprirete che le miscellanee esistono da sempre perché da sempre gli uomini si sono spostati e da sempre si sono uniti e generato figli. Nessuno sceglie il luogo in cui nascere. Non l’ho scelto io che sono nato in Sardegna  e non l’hanno  scelto Salvini, Grillo e nessun altro. Siamo nati tutti in Italia, il suolo che abbiamo visto per primo è questo ed è giusto e lecito che ci venga riconosciuto il diritto di appartenere a quel suolo, a quella terra. Non è cosa di poco conto e dovremmo davvero riflettere su ciò che il Parlamento sta discutendo: non si tratta di un pastrocchio invotabile e non è vero che abbiamo altre cose cui pensare e non è vero soprattutto che anziché pensare a questa legge ci dovremmo occupare dei poveri del nostro paese. Sono due problemi completamente diversi. Il diritto al suolo per chi nasce in Italia non farà diventare più povero chi è in difficoltà ma, paradossalmente, arricchirà tutti facendoci diventare un paese moderno e civile.