Menu
Fiumi di parole

Fiumi di parole

Io mi chiedo (ma è una richiesta retorica beninteso) come si possa essere presenti sui social o nelle televisioni per poter discutere dell’universo mondo quando l’universo mondo non si conosce e, soprattutto, non ha nessuna necessità delle tue parole, spiegazioni, pareri. Prendetene uno a caso: il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini. Ha sempre una certa risposta a qualsiasi domanda ma difficilmente sono risposte certe, il più delle volte sommarie.
Ha rilasciato un’intervista in cui afferma che “le catene in aula non si possono vedere” riferito allo scempio compiuto a Budapest nei confronti di una detenuta italiana. E fin qui tutto bene, anzi. Fa quasi piacere che, finalmente, seppure tardivamente, il governo accenda i riflettori su una vicenda piuttosto oscura anche nei capi di un’imputazione per lesioni personali senza che vi sia stata nessuna querela.
Poi vira verso le analisi non richieste  e aggiunge: “Spero si dimostri innocente, perché qualora fosse ritenuta colpevole, atti di violenza imputabili a un’insegnate elementare che gestisce il presente e il futuro di bimbi di sei, sette, otto anni sarebbero assolutamente gravi.» Perché? Perché non si è fermato al primo punto, alla condanna di qualcosa che lede la dignità degli esseri umani?
Perché ha voluto strafare divagando in un tema non proprio semplice?
Non sappiamo ancora bene di cosa sia accusata Ilaria Salis ma, in ogni caso la condanna definitiva è ancora lontana dall’essere emessa.
Su un punto son d’accordo con Salvini: qualora qualcuno sia condannato non sarebbe sicuramente di buon esempio per nessuno. Ma il Parlamento – e non solo – è lastricato da uomini e donne con condanne passate in giudicato che continuano a rilasciare dichiarazioni certe sull’incertezza delle questioni.
Chiediamoci, piuttosto, come mai l’Europa non sia intervenuta sanzionando, in base all’articolo 3 della convenzione europea dei diritti umani l’Ungheria, così come giustamente fece nel 2013 nei confronti dell’Italia con la sentenza “Torreggiani”. Un rappresentante del governo questo dovrebbe chiedere all’Europa e al governo dell’Ungheria.
Il futuro di Ilaria Salis parte dalla dignità e dal rispetto dei diritti. Un giusto processo stabilirà l’eventuale condanna ma questo è ancora prematuro per metterlo sul tavolo delle possibilità.
Per ora sono solo fiumi di parole. Attendiamo i fatti.