
Evasione
Ora che Andrea Cavallari, condannato per la strage di Corinaldo, è stato arrestato, tutto sembra tornare al proprio posto: la bava, l’ardore da tastiera e le discussioni da bar.
Il detenuto, evaso durante un permesso premio dopo aver conseguito la laurea, è stato intercettato a Barcellona.
Non si è trattato di una fuga estemporanea, né – a quanto pare – di una fuga d’amore, come accaduto in altri casi nel corso degli anni.
I giuristi improvvisati, i pedagogisti per un giorno e i criminologi da salotto hanno subito decretato che qualcosa non quadra, che il sistema premiale va cambiato. Ma le cose, oltre il singolo episodio, non vanno in questo modo. Se vogliamo davvero ragionare in termini concreti, basta un dato: sono migliaia i permessi concessi ogni anno e solo in rarissimi casi si assiste al mancato rientro in carcere. La soglia dei mancati rientri non supera il 2%. Un successo, più che una sconfitta.
Il permesso premio è forse tra le misure più efficaci nel processo di recupero del detenuto. È uno strumento reale, tangibile, utile per proseguire sulla via della rieducazione e della responsabilità. Ma quando si semplifica, si finisce sempre nello stesso errore: “Napoletani-ladri”“Siciliani-mafiosi” “Sardi-sequestratori”
Eppure la realtà è un’altra.
Il 96% dei napoletani e dei siciliani non ha mai avuto problemi con la giustizia. In Sardegna, la percentuale sale addirittura al 98,95%.
L’Italia non ha un problema di criminalità diffusa, ma un problema specifico e grave: la criminalità organizzata. Eppure il governo, col suo “pacchetto sicurezza”, guarda altrove. Andrea Cavallari ha sbagliato. È stato riarrestato.
E per lui – come è giusto, lecito, sacrosanto – il percorso di riabilitazione si ferma. Lo prevede la legge.
Per almeno due anni non potrà accedere ad alcun beneficio, e ripartire sarà comunque difficile e tortuoso. Ora, gli esperti del trattamento – non quelli che sputano sentenze tra uno spritz e uno sbadiglio – cercheranno di capire cosa sia successo. Quali errori sono stati commessi. Quali fragilità si sono aperte. E soprattutto, come si possa evitare che accada ancora. Perché uno Stato maturo, attento, responsabile non si vendica. Lo Stato dell’articolo 27 della Costituzione è quello che prova sempre, anche nei casi più complessi, a restituire la persona alla comunità. Un discorso difficile. Non da social bar. Ma assolutamente necessario.