Due grandi silenzi si uniscono il 7 ottobre:nel1992 muore Augusto Daolio, cantante dei Nomadi e nel 2002 ci lascia Pierangelo Bertoli. 40 anni per Augusto  e 20 per Pierangelo. Il primo osannato e ricordato in qualsiasi concerto dei sempreverdi Nomadi, il secondo lasciato un po’ in disparte dal cantautorato in generale, come per Ivan Graziani. Eppure le sue canzoni, unite a quelle dei Nomadi formano una colonna sonora bellissima e intensa e non solo “eppure soffia” del 1973 (ce ne sarebbe fortemente bisogno oggi di quel vento ormai calato) ma anche sera di Gallipoli, cristalli di memoria, e la splendida “per dirti t’amo”. C’è però una canzone ideologicamente alta, figlia di quegli anni e risentirla oggi produce l’effetto di una disperazione e di successiva depressione. Parlo di “Non vincono”.  E’ una canzone da cantare con il pugno bello in alto e con il cuore gettato davvero a sinistra: “Se oggi nessuno ha timbrato è perché non serviva E nelle galere han portato chiunque reagiva Peccato che il tempo sia stato fissato da loro Invece che nascere prima dal nostro lavoro. La ballata (perché di vera ballata si tratta) si concludendo con:” Non vincono, non vinceranno, non hanno domani. La forza è nel puntello impugnato da oneste fortissime mani. 

Questa canzone la feci passare molte volte in radio e la imparai a memoria. Ero convinto, davvero, che fossimo ad un passo dalla vittoria (quale, in realtà non era chiarissimo) ed invece. Invece ci troviamo qui a constatare che hanno vinto e forse  continueranno a vincere. Siamo noi a non avere più un domani certo. Eppure bastava così poco.  Si, lo so. E’ solo demagogia, ideologia purissima ed errata. Lo so che dovremmo guardare se spunta la luna dal monte. Non vorrei però avessimo scelto il monte sbagliato. Facciamo una cosa, almeno oggi: sentiamo “Eppure soffia” di Pierangelo Bertoli e “Voglio ridere” cantata dall’immenso Augusto Daolio. Ci farà bene. Promesso.