Menu
raccontar bugie

raccontar bugie

Le bugie non si dicono perché, come ci ricorda Collodi, il naso si allunga. La storia del naso, da piccolo, mi metteva quasi paura. Ero convinto che, davvero, potesse crescere anche ad una piccola bugia.
Chiesi consiglio ai miei amichetti i quali, molto più scafati di me, mi suggerirono di utilizzare uno stratagemma praticamente infallibile: guardare altrove e non incrociare mai lo sguardo dell’interlocutore.
Trattandosi di mia madre la vedevo malissimo: “guardami bene in faccia quando parlo” era uno dei suoi motti e con lei il volgere lo sguardo da un’altra parte non poteva funzionare. Non che io dicessi chissà quali bugie però, piccole cose, microscopiche deviazioni dalla realtà capitavano come quando, per esempio, mi mandava al negozio di Marantona per acquistare il concentrato di pomodoro sfuso. Sempre, ma proprio sempre, aprivo il cono di carta oleata costruito ad arte dalla negoziante e ci infilavo il dito per assaggiare quello che ritenevo  qualcosa di prelibato. Mamma se ne accorgeva e se ne rendeva conto anche perché non ero poi bravissimo a richiudere l’involucro e la bugia durava un attimo. 
Passarono gli anni e le bugie si utilizzavano come strategia con gli amici, con le amiche e con qualche professore. Alcune pietose (non ho potuto studiare perché nel mio palazzo è mancata l’energia elettrica) altre fantasiose (il cane ha morso e fatto in mille pezzi il quaderno di matematica e io, beninteso, non avevo il cane). La più stupida la raccontai ad una mia compagna di classe: era carina, dolce e bravissima in geografia. Quando mi chiese se mi piacesse Claudio Baglioni risposi che passavo le mie serate ad ascoltare Guccini e Lolli convinto che quella bugia potesse essere l’inizio di una storia impegnativa e impegnata. Mi prese sul serio e non mi rivolse più la parola. Passarono gli anni e ci ritrovammo, per caso, a casa di amici comuni. “Guarda che la storia di Guccini e Lolli era una pietosa bugia, in realtà a me piaceva anche Baglioni”. Mi sorrise e senza guardarmi in faccia rispose: “anche a me piacevano Guccini e Lolli ma volevo capire che tipo eri. Troppo serio, non avremmo funzionato”.
Non ho capito se quell’affermazione, dopo tanti anni fosse vera o se nascondeva una piccola bugia in quanto non mi aveva rivolto lo sguardo. Chissà.
La storia delle bugie mi è venuta in mente perché il 26 ottobre del 1890 moriva, a Firenze, Carlo Collodi, il babbo (come si usa dire in Toscana) di Pinocchio.
Son passati 132 anni però il suo burattino senza fili è gode ancora di ottima salute.
Come le bugie. 

giampaolo cassitta – sardegnablogger 26 ottobre 2022

Condividi:

20:56 , 26 Ottobre 2022 Commenti disabilitati su raccontar bugie