Menu
La droga è tra noi e facciamo finta di nulla (La Nuova Sardegna, 6 Marzo 2019)

La droga è tra noi e facciamo finta di nulla (La Nuova Sardegna, 6 Marzo 2019)

Le leggi di mercato disegnano un futuro fosco, cupo, con molte zone d’ombra. Le leggi di mercato raccontano che alla misera somma di tre euro ti puoi fumare dell’eroina, l’ecstasy la trovi a dieci euro, sui quindici è possibile portarsi a casa una pasticca di Lsd e per venti euro è a tua disposizione la crystal meth, la metanfetamina che sciolta in una bottiglietta può bastare a quattro persone. Con quei cinque euro della paghetta i ragazzi entrano nel paese di Mangiafuoco e si bruciano subito. Sono i nostri figli, quelli con i capelli piastrati, le unghie laccate, i pantaloni stracciati, il cellulare di ultima generazione, quelli che hanno appena quindici anni e si giocano la vita in un attimo con il rischio che non sia possibile ripassare dal via.

Le scuole pullulano di pusher, venditori di falsa felicità, le scuole sono corridoi densi di curiose opportunità: tutto maledettamente a portata di mano. Tutto sotto i nostri occhi. Le notizie si accavallano e aumentano. L’eroina è ritornata, il crack è percepito quasi come un gioco, un piccolo sballo passeggero. C’è chi offre a buon prezzo il Cobret, lo scarto dell’eroina, sostanze a bassissimo costo e di pessima qualità camminano dentro le vite dei nostri figli, microdosi a portata di moltissimi adolescenti. Va di moda l’ossicodone, uno degli oppiacei più potenti al mondo e i ragazzi – i nostri figli – navigano dentro questo fiume di sterco sintetico e rischiano di entrare, a quindici anni, nel maledetto tunnel della dipendenza. I Serd lanciano quotidianamente l’allarme: sono troppi ormai i minori che sono in cura presso i servizi per le dipendenze e, almeno in questo caso, non c’è molta differenza tra i sessi: i ragazzi e le ragazze sono in sostanziale pareggio. Di tutto questo nel mondo degli adulti se ne parla molto poco. Con disattenzione. Nei media l’argomento è praticamente non utilizzato e le analisi sulla fenomenologia giovanile si focalizza solo sui rapporti dei giovani con i cellulari e i social, argomenti sicuramente importanti ma rappresentano solo la cornice a tutta una serie di problematiche che camminano sottotraccia. I giovani solo soli, si annoiano, hanno un rapporto morboso con il proprio cellulare che utilizzano per raccontare i loro stati d’animo, i loro selfie, i loro silenzi. Tutto vero, ma a questo punto sta fuggendo di mano probabilmente il ruolo sociale “reale” dei nostri figli presi come siamo dalle analisi sul virtuale, sicuramente alienante e pericoloso,  ma ha uno sballo diverso da quello di una pillola di crack.

Le organizzazioni criminali da sempre hanno lavorato sulla “fidelizzazione” dei propri clienti e gli eroinomani degli anni ottanta hanno interpretato alla perfezione il ruolo di vittime predestinate, di persone che cercavano spasmodicamente il buco. Oggi la situazione si è evoluta: non si aspetta il passaparola dell’amico che ti “inizia” all’eroina, oggi si va direttamente dove i clienti ci sono e sono fragili: nelle scuole, nelle piazze di aggregazione, nei luoghi dove impazza l’happy-hour. Dentro quel recinto gli spacciatori piazzano i loro prodotti colorati e variegati e li piazzano a pochi euro, promettendo barlumi di felicità, sballi momentanei, forza e voglia di vivere. I ragazzini di quindici anni annusano quell’aria che suona molto di “adultità”, vedono che basta la paghetta per fare un giro da “sballo” tanto, poi, tutto finisce. Non sanno, invece, che quello è il nuovo inizio.

Non possiamo permetterci un unico controllo virtuale dove con alcune applicazioni scaricate sul telefonino è possibile capire dove si trovano i nostri figli. Non basta una telefonata o un messaggio ogni dieci minuti per essere tranquilli. Non possiamo delegare la vita e il futuro dei nostri ragazzi ad uno smartphone. Anziché verificare con il gps il tragitto che vostro figlio percorre da casa a scuola sarebbe necessario si cominciasse a passare davanti alle scuole dove mandiamo i nostri ragazzi, scendere dall’auto e guardarsi intorno. Non possiamo uccidere il futuro dei nostri figli. Non ce lo possiamo permettere.