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Mattarella

Mattarella

Ci voleva Mattarella a salvarci con le parole. Ci voleva lui, alla vigilia della festa più solenne della nostra Repubblica, a ricordare che è necessaria “l’immediata apertura degli accessi alla Striscia di Gaza per gli aiuti alla popolazione stremata dalla fame”.
Ci voleva lui, perché per giorni, per mesi, ci hanno raccontato un’altra storia. E il Presidente della Repubblica italiana ha provato a rimettere le cose a posto: “Tutti hanno diritto a un focolare entro confini certi”, ha detto, definendo “grave l’erosione dei territori attribuiti all’Autorità Nazionale Palestinese” e “inaccettabile il rifiuto di applicare le norme del diritto umanitario ai cittadini”.
Lo ha detto con forza, passione, autorevolezza, regalità.
Lo ha detto perché era assolutamente necessario  rimarcare un diritto sacrosanto di ogni essere umano: il diritto alla vita, alla casa, al suolo, alla dignità. Quella dignità che manca a Gaza. E sottolinearlo non è semplice, di questi tempi, perché si rischia di passare per antisemiti.
Non si discute il diritto di Israele a vivere in sicurezza in quanto  è un diritto sacrosanto.
Si discute, piuttosto, il diritto del popolo palestinese ad avere uno Stato, una bandiera, un luogo dove costruire il proprio futuro. Uccidere le donne, i bambini e gli uomini di Gaza – ucciderli con la fame, con gli stenti e con le armi – è un delitto contro il cielo. Contro ogni cielo.
Smettetela.
Lo Stato italiano faccia sue le parole del suo Presidente e, domani, 2 giugno, nella solennità della Repubblica, dica con forza, con purezza: basta. Aprite gli accessi umanitari a Gaza. Garantite la vita alle persone innocenti.
Voi del Governo fate un bel “copia e incolla” delle parole di Sergio Mattarella, e fatelo in nome di tutto il popolo italiano, nel giorno più bello, solenne e luminoso della nostra Repubblica.